Descrizione
MENU GOEBBELS | GIOCHI OLIMPICI BERLINO 1936 | NAZISMO
Joseph Goebbels, Empfang des Reichsministers Dr. Goebbels anlässlich der XI. Olympischen Spiele (Ricevimento del Ministro del Reich Dr. Goebbels in occasione degli XI Giochi Olimpici). Berlin, 30 luglio 1936.
Formato chiuso: 260×200 mm. Menu tipografico su cartoncino. Al verso firme a lapis. Il primo agosto del 1936 si aprirono le Olimpiadi di Berlino. Il giorno precedente Joseph Goebbels organizza il ricevimento di apertura per gli ospiti più importanti che culmina nel pranzo testimoniato dal menu, la cui lista cibaria è stampata in tre lingue. Straordinaria testimonianza storica, conosciuta apparentemente in quest’unico esemplare. Ovviamente venduto con Blockchain Secured e Buyback, se voluto! Sei un collezionista di menu? Vuoi vendere la tua collezione di menu, un singolo menu o vuoi ricevere una stima? Scopri come fare cliccando qui!
Giochi Olimpici di Berlino 1936: Propaganda Nazista e il Ruolo di Goebbels
I Giochi Olimpici di Berlino del 1936 non furono solo un evento sportivo, ma un potente strumento di propaganda orchestrato dal regime nazista sotto la guida di Joseph Goebbels. Decisi nel 1931, quando la Germania era ancora una democrazia, i Giochi assunsero un significato politico con l’ascesa di Hitler al potere. In questo articolo esploreremo come Berlino divenne il palcoscenico della propaganda nazista, le infrastrutture all’avanguardia costruite per l’occasione e le controversie legate all’antisemitismo, come il caso di Jesse Owens.
La Decisione di Berlino e l’Ascesa di Hitler
Quando il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) scelse Berlino il 13 maggio 1931, la Germania era ancora una repubblica democratica. Nessuno poteva prevedere che, due anni dopo, Adolf Hitler sarebbe salito al potere. Con l’ascesa del nazismo nel 1933, molte nazioni proposero di spostare i Giochi altrove, temendo che l’evento potesse essere strumentalizzato. Il CIO, tuttavia, rifiutò tali richieste.
Inizialmente scettico, Hitler considerava i Giochi una distrazione. Fu Joseph Goebbels, ministro della propaganda, a convincerlo del loro potenziale. Goebbels vide nell’evento un’opportunità unica per glorificare il regime nazista, promuovendo un’immagine di forza, modernità e unità. Questa decisione trasformò i Giochi di Berlino in uno degli eventi propagandistici più significativi della storia.
L’Organizzazione dei Giochi: Propaganda e Infrastrutture
Sotto la supervisione di Goebbels, il regime nazista non badò a spese per impressionare il mondo. L’Olympiastadion, capace di ospitare oltre 100.000 spettatori, fu costruito con materiali pregiati e ispirato all’architettura classica greco-romana. Accanto, un enorme campo di parata poteva radunare mezzo milione di persone, simbolo della grandeur nazista.
Il villaggio olimpico maschile, situato a ovest di Berlino, era composto da pittoresche villette e campi di allenamento. Dopo i Giochi, tuttavia, fu convertito in ospedale e poi in campo di prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale. Le atlete donne alloggiavano nella “Casa della Pace”, un complesso vicino allo stadio.
Per diffondere il messaggio nazista, Goebbels fece pubblicare l’Olympia Zeitung, un bollettino quotidiano stampato in 14 lingue con una tiratura di 300.000 copie. Inoltre, i Giochi furono immortalati nel documentario Olympia di Leni Riefenstahl, un capolavoro di propaganda che esaltava la potenza della Germania nazista.
Antisemitismo e Controversie
I Giochi di Berlino furono segnati dall’antisemitismo nazista. Il Comitato Olimpico tedesco, seguendo le direttive del regime, escluse atleti di origine ebrea o rom. L’unica eccezione fu Helene Mayer, fiorettista ebrea, ammessa per placare le critiche internazionali. Atlete come Gretel Bergmann, che aveva stabilito un record di 1,60 m nel salto in alto, furono escluse all’ultimo minuto.
In segno di protesta, le nuotatrici austriache di origine ebraica Ruth Langer, Judith Deutsch e Lucy Goldner rifiutarono di partecipare, dichiarando: “Non boicottiamo l’Olimpia, ma Berlino”. Anche il comandante del villaggio olimpico, Wolfgang Fürstner, fu vittima delle persecuzioni: classificato come ebreo dalle leggi di Norimberga, fu rimosso dal suo incarico e si suicidò poco dopo i Giochi.
In alcuni paesi, come gli Stati Uniti, si formò un movimento per boicottare le Olimpiadi. Il presidente Roosevelt inviò Avery Brundage, futuro presidente del CIO, per valutare la situazione. Brundage, di tendenze ultraconservatrici, tornò elogiando l’organizzazione nazista, e gli atleti americani parteciparono. Tuttavia, a New York e Barcellona furono organizzate contro-olimpiadi in segno di protesta.
Il Caso Jesse Owens: Mito e Realtà
Una delle leggende più diffuse sui Giochi di Berlino è che Hitler rifiutò di riconoscere le vittorie di Jesse Owens, l’atleta afroamericano che conquistò quattro medaglie d’oro. In realtà, come confermato dallo stesso Owens e dal pilota britannico Eric Brown in un documentario BBC del 2014, Hitler salutò Owens con un gesto della mano mentre passava sotto la tribuna d’onore.
Le imprese di Owens, tuttavia, trascendevano lo sport. Le sue medaglie divennero un simbolo di resistenza al razzismo nazista, sfidando l’ideologia di superiorità ariana propugnata da Goebbels e dal regime.
5 Curiosità sui Giochi Olimpici di Berlino 1936
- L’Olympia Zeitung fu il primo bollettino olimpico multilingue, stampato in 14 lingue.
- L’Olympiastadion è ancora in uso oggi, ospitando eventi sportivi e concerti.
- La fiorettista Helene Mayer vinse una medaglia d’argento, unica atleta ebrea tedesca ammessa.
- Il documentario Olympia di Leni Riefenstahl fu un pioniere nella regia sportiva.
- L’atleta italiana Ondina Valla vinse l’oro nei 100 m ostacoli, prima donna italiana a farlo.
Conclusione
I Giochi Olimpici di Berlino 1936, orchestrati da Joseph Goebbels, furono un trionfo della propaganda nazista, ma anche un palcoscenico di resistenza e controversie. Dalle infrastrutture all’avanguardia alle esclusioni antisemite, l’evento riflette le contraddizioni di un’epoca oscura. Le storie di atleti come Jesse Owens e Gretel Bergmann ci ricordano il potere dello sport come atto di sfida.