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Menu Ballo a Corte Vittorio Emanule III, febbraio 1906

Menu per Ballo a Corte. 26 febbraio 1906. 190×123 mm. Menu cromolitografico su cartoncino con rialzi in oro, laccio d’amore rialzato in argento. (Lit.Salomone, Roma). Fra i più bei menu di balli a corte, illustrato dal grande Giovanni Battista Conti per Vittorio Emanuele III. Altro esemplare esposto in Un Mondo di Menu, la grande Storia a tavola, Roma, Garum, 2024, p.210, n.200 (vedi foto). Leggi la descrizione completa!

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Descrizione

MENU  BALLO A CORTE | GIOVANNI BATTISTA CONTI | VITTORIO EMANUELE III

Menu per Ballo a Corte. 26 febbraio 1906.

190×123 mm. Menu cromolitografico su cartoncino con rialzi in oro, laccio d’amore rialzato in argento. (Lit.Salomone, Roma). Fra i più bei menu di balli a corte, illustrato dal grande Giovanni Battista Conti per Vittorio Emanuele III. Altro esemplare esposto in Un Mondo di Menu, la grande Storia a tavola, Roma, Garum, 2024, p.210, n.200 (vedi foto). Si vende con BuyBack e Blockchain Secured inclusi, se voluto!

Un ballo alla corte italiana nei primi anni del Novecento, durante il regno di Vittorio Emanuele III (1900-1946), era un evento formale e prestigioso, organizzato per rafforzare i legami sociali, diplomatici e politici tra la monarchia, l’aristocrazia, il corpo diplomatico e le élite. Questi eventi riflettevano il protocollo di corte, influenzato sia dalle tradizioni sabaude sia dalle consuetudini delle corti europee, ma adattato al carattere più sobrio e moderno della monarchia italiana.

1. Organizzazione e contesto di un Ballo a Corte

  • Luogo: I balli si tenevano solitamente in residenze reali prestigiose, come il Palazzo del Quirinale a Roma (residenza ufficiale dei Savoia), il Palazzo Reale di Milano, o altre dimore come il Castello di Racconigi. Le sale da ballo erano decorate con sfarzo, con illuminazioni a candele o lampade elettriche (innovazione recente all’epoca), arazzi, specchi e arredi sontuosi.
  • Occasione: I balli erano organizzati in momenti chiave, come la stagione carnevalesca (gennaio-febbraio), festività nazionali, visite di stato, o eventi speciali (es. l’inaugurazione dell’Esposizione Internazionale del Sempione nel 1906). Servivano a celebrare il prestigio della monarchia e a consolidare relazioni diplomatiche.
  • Invitati: La lista degli ospiti includeva nobili italiani (soprattutto piemontesi e romani), diplomatici stranieri, alti funzionari, militari, senatori, deputati e, talvolta, esponenti della nuova borghesia industriale. La selezione era curata dalla Real Casa, con inviti formali inviati settimane prima.

2. Preparativi

  • Abbigliamento: Il dress code era rigidamente formale. Gli uomini indossavano frac o uniformi militari ornate di decorazioni e onorificenze. Le donne sfoggiavano abiti da sera con gonne ampie, corsetti, e gioielli preziosi, spesso con stole o mantelle per l’ingresso. Le dame di corte e le principesse indossavano abiti ancora più elaborati, con diademi o accessori distintivi.
  • Decorazioni: Le sale erano addobbate con fiori, drappeggi, e stemmi sabaudi. Per eventi eccezionali, come il ballo del 3 maggio 1906 a Milano, si utilizzavano migliaia di candele e lampade per creare un’atmosfera spettacolare.
  • Musica: Un’orchestra di corte o un ensemble militare eseguiva valzer, mazurche, quadriglie e polke, seguendo il gusto europeo dell’epoca. Compositori come Johann Strauss erano popolari, ma si includevano anche brani italiani.
  • Protocollo: Il cerimoniale era supervisionato dal Gran Maestro di Corte, che garantiva il rispetto dell’etichetta. Gli invitati ricevevano indicazioni precise su orari, ingressi e comportamento.

3. Svolgimento del ballo

Un ballo a corte seguiva un programma ben definito, scandito da momenti cerimoniali e conviviali:
  • Arrivo degli ospiti: Gli invitati giungevano in carrozza (o, nei primi anni del Novecento, in automobile) e venivano accolti da valletti e uscieri in livrea. L’ingresso avveniva in ordine di rango, con i diplomatici e i nobili di alto lignaggio ricevuti per primi.
  • Accoglienza reale: Vittorio Emanuele III e la regina Elena accoglievano gli ospiti nella sala del trono o in un salone attiguo. Il re, noto per la sua riservatezza, partecipava attivamente ma con discrezione, mentre la regina Elena, più socievole, conversava con gli invitati, spesso in francese, la lingua della diplomazia.
  • Apertura del ballo: Il ballo iniziava con un valzer inaugurale, spesso guidato dai reali o da una coppia di alto rango. Questo momento era simbolico e dava il via ufficiale alle danze. Gli ospiti seguivano un ordine prestabilito per unirsi alla pista.
  • Danza: Le danze si alternavano tra valzer, quadriglie (balli di gruppo complessi), mazurche e, talvolta, danze più moderne come il two-step, influenzate dalle mode americane. Le signore usavano un carnet de bal, un libretto dove segnavano i partner per ogni danza, spesso offerto come ricordo (ad esempio, i porta carnet in argento del ballo del 1907).
  • Intermezzi: Durante la serata, si tenevano pause per rinfreschi o cene a buffet, servite in sale adiacenti. I menu includevano piatti raffinati, come consommé, tartine, selvaggina, dolci e champagne. Questi momenti erano cruciali per conversazioni politiche e sociali.
  • Conclusione: Il ballo terminava a tarda notte, spesso con un ultimo valzer. I reali si ritiravano per primi, seguiti dagli ospiti in ordine di rango. Prima di lasciare la corte, le dame ricevevano talvolta piccoli doni, come ventagli o oggetti decorativi.

4. Atmosfera e dettagli

  • Sfarzo sobrio: Rispetto alle corti di Francia o Austria, quella italiana sotto Vittorio Emanuele III era meno opulenta. Il re preferiva uno stile pragmatico, ma i balli mantenevano un’eleganza formale per rispettare le aspettative internazionali. La regina Elena, di origine montenegrina, aggiungeva un tocco di semplicità e calore umano.
  • Ruolo sociale: I balli erano un’occasione per negoziazioni diplomatiche informali, alleanze matrimoniali e rafforzamento del prestigio della monarchia. Tuttavia, erano anche momenti di svago, dove l’aristocrazia poteva sfoggiare il proprio status.
  • Innovazioni: Nei primi anni del Novecento, l’illuminazione elettrica e i nuovi mezzi di trasporto (come le automobili) iniziarono a influenzare l’organizzazione dei balli, rendendoli più accessibili a un’élite allargata.

5. Esempio concreto

Un resoconto del ballo dell’11 febbraio 1907 al Quirinale, riportato dalla Gazzetta Ufficiale, descrive un evento con oltre mille invitati, tra cui ambasciatori, ministri e nobili. La sala da ballo era illuminata a giorno, con l’orchestra che suonava valzer e mazurche. La regina Elena indossava un abito di seta con gioielli di famiglia, mentre il re sfoggiava l’uniforme di gala. Gli ospiti danzavano fino alle 2 di notte, e le dame ricevettero porta carnet in argento smaltato come ricordo. Questo evento riflette il tipico svolgimento di un ballo di corte dell’epoca.

6. Conclusione

Un ballo alla corte italiana dei primi anni del Novecento era un mix di tradizione, eleganza e funzionalità politica, orchestrato con precisione per rispettare il protocollo sabaudo. Sebbene Vittorio Emanuele III preferisse uno stile sobrio, questi eventi erano momenti di grande impatto sociale, con un’attenzione particolare a musica, abbigliamento e cerimoniale. L’atmosfera combinava il rigore dell’etichetta con il fascino delle danze e delle conversazioni tra élite.
L’eleganza partiva già dai solitamente splendidi menu, normalmente affidati all’estro dei grandi illustratori contemporanei quali Giovanni Battista Conti, autore del presente, squisito, cartoncino!