Descrizione
INDICE DEI LIBRI PROIBITI | GELLI | CAPRICCI DEL BOTTAIO | CIRCE
GIOVANNI BATTISTA GELLI
I capricci del Bottaio di Giovanbatista Gelli accademico fiorentino. Ristampati nuovamente con alcuni che vi mancavano. In Vinegia, appresso Giovita Rapirio (e Bartolomeo Cesano), 1550; LEGATO CON: ID., La Circe. In Vinegia, Appresso di Agostino Bindoni, 1550.
In-8° (155×105). Carte 91, [1]; 88. Capilettera xilografici istoriati. Legatura coeva in pergamena floscia con titolo manoscritto al piatto anteriore e tagli dorati.
Esemplare VERAMENTE affascinante: una cinquecentina così come dovrebbero essere tutte le cinquecentine. Provo a spiegarmi meglio: immaginate un libro fatto con i fogli appena ritirati dal tipografo e portati al legatore di fiducia che dora i tagli e ci mette sopra una pergamena floscia appena allumata e, per renderlo più prezioso ci aggiunge 4 carte di guardia in principio e 3 alla fine. Vi assicuro che tenere in mano questo libro dà una sensazione di vera soddisfazione. Un libro ‘oggetto’, lo specimen dello stato di conservazione perfetto!
Terza edizione, la prima veramente completa dei ‘Capricci del Bottaio’ del Gelli. I capricci del Bottaio. L’opera consiste in dieci dialoghi immaginari tra Giusto, un bottaio fiorentino, e la sua anima. I temi morali, religiosi e filosofici che sono al centro dell’opera vengono presentati dal Gelli con cordialità e bonomia. Gelli cerca conforto nella tradizione umanistica per definire e divulgare una concezione morale che si accordi anzitutto con i princìpi del buon senso.
Al centro del mondo morale dell’autore è la consapevolezza dei limiti dell’uomo; bersagli polemici ricorrenti sono l’ipocrisia sociale e la corruzione della chiesa, motivo per il quale l’opera venne posta all’Indice dei Libri Proibiti. L’esemplare contiene anche la seconda edizione della ‘Circe’ dello stesso Gelli, dove si ‘racconta che di undici greci, compagni di Ulisse, trasformati in bestie da Circe, il solo elefante, che s’era prima occupato di filosofia, consente a ridiventar uomo: gli altri, la serpe, la lepre, il capro, il cane, il cavallo, ecc. non vogliono.
Il che significa che soltanto gli uomini fortificati dalla filosofia possono sottrarsi ai vincoli pressoché infrangibili della sensualità. Lucido, chiaro, giudizioso il pensiero, anzi talora così indipendente, che il secondo dialogo sull’immortalità dell’anima fu posto all’Indice; attraente la vicenda, anche per la rispondenza dei personaggi bestiali od umani con personaggi e situazioni della vita fiorentina del tempo; la forma limpida, spontanea, schiettamente fiorentina’ (cfr. Renda-Operti, Diz. stor. letter. ital., p. 525). L’opera è venduta con i servizi BuyBack e Blockchain Secured inclusi se graditi!
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Giovanni Battista Gelli e l’Indice dei Libri Proibiti: Un Viaggio nella Censura Rinascimentale
Giovanni Battista Gelli (Firenze, 1498-1563) è una figura affascinante del Rinascimento italiano, un calzolaio autodidatta che si distinse come filosofo, scrittore e accademico, lasciando un segno indelebile nella cultura fiorentina. Le sue opere, in particolare I Capricci del Bottaio, finirono però nell’occhio del ciclone della censura ecclesiastica, venendo incluse nell’Indice dei Libri Proibiti della Chiesa Cattolica.
Chi era Giovanni Battista Gelli?
Nato a Firenze nel 1498 da una famiglia di modeste origini era figlio di un mercante di vini proveniente da Peretola. Nonostante la sua professione di calzolaio, coltivò un profondo interesse per la letteratura e la filosofia, studiando da autodidatta sotto la guida di maestri come Antonio Francini e Francesco Verino. La sua formazione avvenne anche negli ambienti culturali fiorentini, come gli Orti Oricellari, un centro di dibattito intellettuale dove si confrontavano idee politiche e filosofiche.
Giovanni Battista si distinse come membro dell’Accademia Fiorentina, dove, dal 1553, fu lettore pubblico della Commedia di Dante, contribuendo con nove letture dantesche che influenzarono gli studi del Cinquecento. Tra le sue opere più celebri troviamo:
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I Capricci del Bottaio (1546), un dialogo tra un bottaio e la sua anima, che esplora temi etici e religiosi con un approccio evangelico.
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La Circe (1549), un dialogo ispirato a Luciano di Samosata, in cui Ulisse discute con personaggi trasformati in animali, riflettendo sulla condizione umana.
Nonostante il suo successo, Gelli rimase fedele alle sue origini, continuando a esercitare il mestiere di calzolaio e incarnando l’ideale dell’intellettuale-artigiano.
L’Indice dei Libri Proibiti: Contesto e Funzione
L’Index Librorum Prohibitorum, istituito ufficialmente dalla Chiesa Cattolica nel 1559 sotto papa Paolo IV, era un elenco di opere considerate eretiche, immorali o pericolose per la fede. Nato in risposta alla Riforma protestante e alla diffusione della stampa, l’Indice mirava a controllare la circolazione di idee che potessero minacciare l’ortodossia cattolica. La sua gestione fu affidata alla Congregazione dell’Indice, istituita nel 1571 da papa Pio V, che pubblicò oltre 40 edizioni fino alla sua soppressione nel 1966 sotto papa Paolo VI.
L’Indice includeva opere di autori di ogni genere, da teologi protestanti come Lutero e Calvino a classici della letteratura come il Decameron di Boccaccio e Il Principe di Machiavelli. Tra i criteri di censura vi erano:
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Idee considerate eretiche o contrarie alla morale cattolica.
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Testi che promuovevano la libertà di pensiero o criticavano l’autorità ecclesiastica.
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Traduzioni della Bibbia in lingue volgari senza autorizzazione.
La censura non si limitava alla proibizione totale: in alcuni casi, i libri potevano essere ammessi previa correzione (donec corrigatur), come avvenne per alcune opere di Boccaccio.
Perché I Capricci furono Proibiti?
I Capricci del Bottaio di Gelli furono inseriti nell’Indice a causa delle idee religiose espresse nell’opera. L’Autore, influenzato dall’evangelismo e da un cristianesimo che privilegiava le Scritture rispetto al magistero ecclesiastico, sosteneva posizioni eterodosse, come:
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La giustificazione per fede, un concetto vicino alle idee riformate.
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Il sacerdozio universale dei credenti, che ridimensionava il ruolo della Chiesa.
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Un tono anticlericale e aneddoti considerati blasfemi, come la storia del testamento di Lazzaro.
Queste idee, pur non essendo apertamente eretiche, erano percepite come pericolose in un periodo di forte tensione religiosa, segnato dal Concilio di Trento e dalla Controriforma. Sebbene l’Autore si dichiarasse disposto a correggere i passaggi incriminati, le modifiche da lui proposte furono minime rispetto a quelle richieste dai censori, e l’opera rimase nell’Indice anche nell’edizione veneziana del 1605, nonostante fosse stata “corretta” per non offendere i lettori pii.
È interessante notare che La Circe, pur trattando temi filosofici complessi, non fu inclusa nell’Indice, probabilmente perché meno diretta nel criticare la dottrina cattolica. Questo contrasto evidenzia la sensibilità della Chiesa verso contenuti religiosi rispetto a riflessioni più astratte.
L’Impatto della Censura su Gelli e il Suo Tempo
La messa all’Indice dei Capricci non compromise del tutto la carriera di Gelli, che continuò a godere del favore di Cosimo I de’ Medici fino al riavvicinamento di questi con il Papato nel 1549. Tuttavia, la censura riflette il clima di controllo culturale del tempo, in cui la Chiesa cercava di arginare la diffusione di idee riformate o potenzialmente destabilizzanti. La presenza di Gelli nell’Indice lo colloca accanto a giganti come Dante, Boccaccio e Machiavelli, sottolineando l’importanza delle sue opere nel dibattito intellettuale del Rinascimento.
L’Eredità di Gelli e dell’Indice
Giovanni Battista Gelli rappresenta un esempio straordinario di come il sapere potesse emergere anche dalle classi popolari nel Rinascimento. La sua capacità di coniugare l’attività artigianale con la produzione letteraria e filosofica lo rende una figura unica, mentre la censura dei Capricci testimonia la complessità del rapporto tra intellettuali e autorità ecclesiastiche.
L’Indice dei Libri Proibiti, abolito nel 1966, rimane una pagina controversa della storia culturale europea. Se da un lato proteggeva i fedeli da contenuti ritenuti pericolosi, dall’altro limitò la circolazione di opere fondamentali, influenzando il progresso del pensiero. La vicenda di Gelli ci ricorda come, anche in un’epoca di censura, il desiderio di conoscenza e di espressione trovò sempre modi per resistere.