“Each of the ‘hidden academics’ (members of a private learned society) is represented by a gnomic engraving, a Latin motto, a vernacular gloss, various verses, and an esoteric sobriquet; they are The Abstruso, Adombrato, Arcano, Chiuso, Desioso, Incognito, Notturno, Nubiloso, Offuscato, Oscuro, and Sepolto.
Their interests range from rhetoric to metaphysics to agriculture, but in every case, their goal is to understand ‘all the worthiest matters that are allowed to the weak light of our Intellects,’ via communion with ‘superior and intellectual essences.’ Ultimately — as the lover becomes like the beloved, and the moon like the sun — the accademici occulti hope to transform themselves into ‘the nature of God. Obviously, this is a highly Neoplatonic program” (James Gougal Fleming, “The Art of the Field” in The Invention of Discovery 1500-1700, Surrey, 2011).
Sull’opera vedasi: Landwehr 10; Praz pp.77 and 246; Vaganay 1568, 4.
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L’Accademia degli Occulti: un contesto culturale
Fondata intorno al 1563 a Brescia da figure di spicco come il matematico e poeta Alfonso Caprioli, il mecenate Girolamo Bornato e il poeta Giulio Martinengo, l’Accademia degli Occulti fu una delle più importanti società culturali bresciane del Cinquecento. Posta sotto la protezione di San Giovanni Apostolo, l’Accademia adottò come emblema il Sileno, figura mitologica che suona lo zufolo, accompagnata dal motto Intus non extra (“dentro, non fuori”), a sottolineare l’importanza della ricerca interiore e spirituale rispetto alle apparenze esteriori. L’Accademia si dedicava alla poesia, alla musica, alla retorica, alla metafisica e persino all’agricoltura, con l’obiettivo di esplorare “tutte le questioni più degne che sono concesse alla debole luce dei nostri intelletti” attraverso la comunione con “essenze superiori e intellettuali”. Questo programma, fortemente influenzato dal neoplatonismo, trovò espressione nel volume Rime de gli Academici Occulti, un’opera che combinava poesia, dissertazioni e dispositivi emblematici.
Il contributo di Bartolomeo da Brescia
Bartolomeo da Brescia, attivo come incisore su rame e legno, fu incaricato di illustrare il frontespizio e i quindici emblemi a piena pagina che accompagnano i capitoli dedicati ai membri dell’Accademia nel volume del 1568. Le sue incisioni, firmate con le sigle “Bart. Brx.” o “S.B.B.”, sono caratterizzate da un’eleganza formale e da un’attenzione ai dettagli che riflettono lo spirito colto e simbolico dell’Accademia. Il frontespizio, in particolare, è un capolavoro di impianto architettonico: raffigura il Sileno affiancato da Apollo ed Ercole, simboli di sapienza e forza, incorniciati da un’elaborata composizione che richiama il motto Intus non extra. Questa immagine introduce il tono dell’opera, che unisce il prestigio intellettuale alla raffinatezza estetica.
Ogni capitolo del volume è dedicato a un accademico, identificato da un soprannome esoterico come L’Abstruso, L’Adombrato, L’Arcano o Il Desioso. Ciascun capitolo si apre con un’incisione di Bartolomeo che rappresenta l’impresa (o emblema) del membro, accompagnata da un motto in latino, una glossa in volgare, un discorso esplicativo redatto da Bartolomeo Arnigio (segretario dell’Accademia) e una selezione di versi. Le incisioni, incise in rame a piena pagina, sono inserite in cornici decorative elaborate, che spesso includono elementi allegorici e simbolici. Ad esempio, l’emblema de Il Desioso, il pittore Francesco Ricchini, discepolo di Bonvicino (il Moretto), è incorniciato da una composizione di ninfe e cherubini che tengono strumenti da disegno e pittura, a sottolineare il legame tra poesia e arti visive, tema approfondito nel discorso allegato.
Lo stile e la tecnica di Bartolomeo
Le incisioni di Bartolomeo da Brescia si distinguono per la loro precisione e per l’uso di un linguaggio visivo che combina elementi rinascimentali con un approccio personale. Sebbene non aderisca rigorosamente ai precetti dell’incisione classica, come notato da alcuni critici come Antonio Zanetti, il suo stile è caratterizzato da contorni netti e da un’ombreggiatura interna a tratti diagonali, che conferisce alle figure un moderato rilievo volumetrico. Opere come il Lamento sul corpo di Gesù morto (1565) e il Cristo in croce vegliato da Maria, Giovanni, Nicodemo e Maddalena (1576), attribuite a Bartolomeo, dimostrano la sua predilezione per temi religiosi, trattati con una sensibilità che si ritrova anche nelle incisioni per l’Accademia.
Nel contesto delle Rime de gli Academici Occulti, le incisioni di Bartolomeo non sono semplici illustrazioni, ma veri e propri dispositivi simbolici che arricchiscono il significato dei testi. Ogni emblema è concepito come un enigma visivo, in linea con la tradizione degli emblemi rinascimentali, che invita il lettore a decifrare il rapporto tra immagine, motto e discorso. La capacità di Bartolomeo di tradurre in immagini i concetti complessi e neoplatonici dell’Accademia testimonia la sua versatilità e il suo ruolo di mediatore tra arte e cultura letteraria.
L’eredità di Bartolomeo e dell’Accademia
Il volume Rime de gli Academici Occulti rappresenta una delle prime contribuzioni al genere degli emblemi da parte di una società letteraria, come sottolineato dallo studioso Landwehr. Le incisioni di Bartolomeo da Brescia, con la loro raffinatezza e profondità simbolica, giocano un ruolo centrale nel rendere l’opera un unicum nel panorama editoriale del tempo. Pubblicata da Vincenzo di Sabbio, l’opera è arricchita da dettagli tipografici come iniziali ornate e fregi ornamentali, che completano l’estetica sofisticata delle incisioni.